I puntini

di Laura Bianchi.

Siamo tanti puntini. Ma insieme formiamo qualcosa di immenso.

E la serata si polverizza in tanti ricordi. Che insieme formano qualcosa di immenso.

Lo stadio nel sole. Le rampe eterne verso il terzo anello. Il catino pieno di gente.

L’attesa, parte anch’essa della festa.

San Siro che si tinge di colori, tutti parte di un unico progetto, di una sola scritta, di un messaggio.

Dreams are alive tonite.

Ed è vero.

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L’esplosione di gioia su Land of Hope and Dreams, e tutti noi, santi e peccatori, vincitori e perdenti, su questo treno di cemento e acciaio.

My Love Won’t Let You Down, e Max che ci ricorda che dentro di noi abbiamo un cuore pulsante.

La lama di sole che accende uno schermo su Independence Day, il sole che tramonta alle nostre spalle, e ci ricorda del passaggio del giorno, come quello della vita, del figlio ora divenuto padre, e delle inquietudini che restano.

Le migliaia di luci su The River, un fiume di cuori in cerca della terra promessa, ma che trovano un centro nella fede combattuta, nella speranza bruciante, nell’amore disperato.

Il piano su Point Blank, e la voce vibrante, a riassumere le delusioni, i sogni e le amarezze di una vita, facendole diventare, insieme, melodia indimenticabile.

Il crescendo inarrestabile di suoni e luci su Trapped, inaspettata e trascinante.

La sensualità di I’m on fire, dalla coda lunghissima, come un amplesso che non voglia mai finire.

Drive All Night, lacrime calde e salate sul volto; dream baby dream intrecciata in un nodo indissolubile. Lunghissima, esaltante, intensa, come solo le vere storie d’amore. E mio figlio, vicino, che ora conosce il senso esatto di quelle parole.

Subito dopo, un’altra notte, Because the Night, Nils che gira su se stesso, il delirio, la perfezione di una canzone.

La skyline di Milano oltre San Siro, su Jungleland. La Madonnina illuminata, i grattacieli, i cartelloni pubblicitari. E dentro lo strazio e la fiducia di un’altra giungla, con l’assolo salvatore e redentore, e l’urlo belluino e liberatorio, mentre un vento spirituale soffia sul viso e sul cuore, e ne spazza stanchezze e dubbi, sfidando la morte, promettendo un tassello di eternità, l’unica concessa a noi, qui.

E Thunder Road, chitarra e voce, mai così essenziale e piena. Di nuovo, lacrime. Le nostre, le sue, fuse insieme in un unico abbraccio.

I volti stravolti all’uscita. Sfatti di vita. Devastati dalla bellezza. Un popolo di puntini, che insieme ha vissuto qualcosa di immenso.

The River Tour 2016

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