Ladies and gentleman… 30 anni da Live 75-85

springsteen_live1975-85_5x5_site-500x500Il 10 novembre 1986 veniva pubblicato Live 1975-85, il primo attesissimo disco dal vivo ufficiale di Bruce Springsteen & The E Street Band.

Già protagonista di numerosissimi bootleg, che ne alimentavano la fama di grande performer, Bruce nel 1986 era una via di mezzo tra Re Mida ed una qualche divinità. Born in The USA aveva fatto il botto, quello grande ed ora il passo del disco dal vivo era inevitabile.

Vennero fatte diverse supposizioni sulla scaletta del disco e successivamente altrettante polemiche. Invece di un concerto intero o quantomeno di una serie di pezzi tratti dall’ultimo maestoso tour, Bruce scelse una retrospettiva che partisse dal Roxy ed arrivasse al Los Angeles Coliseum.

Colui che già dal 1975 era soprannominato il Jersey Devil per via delle sue performance dal vivo, raccoglieva la prima parte della sua carriera in 40 brani registrati in 10 anni.

L’autunno successivo sarebbe arrivato Tunnel of Love e la storia sarebbe cambiata.

Ladies and Gentleman, Bruce Springsteen & The E Street Band.

Mettetevi comodi, sembra dire il presentatore della serata al Roxy Theater di West Hollywood, California, mettetevi comodi che inizia un viaggio lungo ed importante.

La mia macchina è qua fuori, se sei pronta per questo lungo viaggio, canta Bruce nel pezzo di apertura. Thunder Road, ovviamente, il pezzo di apertura per ogni cosa, almeno per quanto mi riguarda.

18 ottobre 1975, la storia inizia qui.

Ben prima dei bootleg ufficiali, ben prima del Live in NYC o del Plugged, il primo album dal vivo di Bruce (e di quella ESB tagliata fuori dalla copertina) è ancora oggi il suo live che preferisco; 3 cassette o 3 cd o 5 vinili (ce le ho tutte, queste versioni, quella in cd pure doppia, che vuoi mica non avere l’edizione GIAPPONESE?) con dentro l’epopea di un artista e della sua band, che dai timidi e sparuti applausi di un locale in cui si sentono tintinnare i bicchieri, passano al ruggito di uno stadio da football americano stracolmo, attraverso palazzetti dati alle fiamme da tour irripetibili.

Non sto a farvi la recensione del cofanetto, se avete anche solo sentito nominare Bruce sapete di cosa sto parlando.

Vi racconto però una cosa che riguarda soprattutto me.

Nell’inverno del 1986, di rimbalzo, il nome di Bruce entrò per la prima volta in casa mia. Probabilmente lo fece già l’estate dell’85, quella del primo San Siro, perché lo lessi sulla mia unica fonte di informazione dell’epoca: La Gazzetta dello Sport.

Appassionato com’ero di calcio, avevo letto un articolo di quelli da fine estate dove ai calciatori di Serie A venivano fatte domande tipo chi è il tuo cantante preferito ed all’epoca molti risposero Bruce.

Quindi Bruce doveva essere bravo, se i calciatori lo ascoltavano, no?

Lasciato a mantecare lì per un po’, Bruce tornò in casa mia l’anno successivo e con l’avvicinarsi del Natale fu inserito nella letterina. La mattina del 25 dicembre trovai sotto l’albero il cofanetto, versione 3 cassette, che in casa nostra il primo giradischi lo ebbi io, 2 anni dopo.

Avete presente l’espressione CONSUMARE UN ALBUM? Ecco, così.

Partendo dalle registrazioni più recenti, perché ero impallato con Born in the USA e War, entrai per la prima volta nel mondo springsteeniano, per non uscirne più.

Ora sta storia l’hanno già raccontata in tanti e magari anche meglio di me, ma voi dovete immaginarvi le ore, i pomeriggi, le serate INTERE passate attaccate al radiolone dei miei (quello grande tipo video dei rapper neri, presente?) a sognare di essere a quel concerto, uno qualunque dei tanti inseriti nel cofanetto.

Ricordo perfettamente, lo stereo era tra l’armadio ed il letto, incastrato sotto, io mi sdraiavo, schiacciavo play e partivo.

Era un periodo di crescita, forse anche un po’ di maturazione, di sogni, il tutto in un ambiente provinciale e semplice, nella seconda metà degli anni 80. Tra giacche con le spalline, Timberland e pettinature improbabili, quelle ore erano una fuga.

La provincia assorbe con cronico ritardo tutto, nel bene e nel male, quindi della storia del rock io ero ancora all’oscuro, ma dentro quelle canzoni, capisco ora, c’era già tutto, l’alfa e l’omega del mondo da cui oggi sono così ossessionato.

C’era il dolore, la sofferenza, la cupezza dei brani acustici e spettrali, c’era il divertimento dentro quei ritmi frenetici (la seconda cassetta, quella dei tour Darkness e The River), c’era l’impegno, anche se non soprattutto in quell’urlo straziato e lancinante così clamorosamente frainteso:

Sono nato qui, sono figlio tuo, America non trattarmi così!

C’era il sesso, cazzo IL SESSO!!!!

“Puoi guardare, ma è meglio che non tocchi ragazzo!!!”.

La frustrazione di rifiuti e mani allontanate, ehi, ma sta parlando di me!!! Mi è successo l’altra sera!!!! C’era la possibilità che si andasse oltre quindi, si ammicca, si lascia intuire, si fa capire che c’è una dirty Annie da chiamare per fare quelle cose!! (mai trovata eh)

immagineUna sera mentre ero dentro ad uno di questi viaggi, lo stereo si mangiò letteralmente la cassetta 2, quella 78/80, quella di Cadillac Ranch e You Can Look.

Un dramma, assoluto. Il nastro era incastrato e a nulla valsero gli sforzi di tutti, ZAC!!

Nell’estate successiva nacque la mia ossessione (UN’ALTRA!!!) per le magliette rock, ma non riuscendo a trovarne una di Bruce feci una scelta diversa; ad Albenga aveva aperto un piccolo laboratorio di una artista che disegnava su stoffa ed io mi feci fare su un vecchio paio di jeans la copertina del live, i jeans ovviamente non li ho più, ma quel disegno deve essere in casa mia, da qualche parte.

Ho regalato quelle cassette alla mia fidanzata un giorno ed ancora oggi sono lì, nella sua camera, quella che ogni tanto diventa la camera delle nostre figlie, quando andiamo dai nonni.

L’intro al pianoforte di Roy che apre il cofanetto è quindi il regalo e l’invito migliore che potessi ricevere.

Ladies and gentleman, salite su, è ora di entrare, il mondo del rock ti aspetta, non fa niente se non ne sai granché, ci sarà tutto il tempo.

Trovo ancora oggi insopportabile l’esclusivismo springsteeniano, non solo perché ascoltare solo e sempre un cantante alla fine è noioso, ma soprattutto perché la musica di Bruce è fortemente educativa proprio di quel mondo che da quel natale iniziai a voler conoscere.

E visto che lui stesso una volta parlò di Thunder Road come di una canzone che apre delle porte, beh la traccia 1 disco 1 di questo regalone mi spalancò un intero universo.

“Benvenuto a bordo”, dice la voce di inizio cassetta 1,“forse non sai cosa sta per succedere, forse non lo capirai subito, ma fidati, sarà qualcosa di speciale”.

E speciale continua ad esserlo, 30 anni dopo.

Discography, Spare Parts

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