Intervista a Valerio Bruner

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di Gianluca Brovelli.

Not But The Brave è un volume di racconti ispirati all’autore Valerio Bruner, da alcuni brani scelti nel vasto repertorio discografico di Bruce Springsteen.

I personaggi e le storie si muovono dentro una cornice teatrale contraddistinta da citazioni in calce e indicazioni discografiche come delle postille, raccontando l’umano senza compiacimenti o facili retoriche.

Partiamo dai fondamentali: chi è Valerio Bruner in breve?

Domanda da un milione di dollari, e anche la più difficile di tutte. A oggi, penso che Valerio Bruner sia uno che ha trovato nella scrittura e nella musica la sua “reason to believe” per prendere in prestito un verso di Bruce che conosciamo tutti. Un percorso difficile, alle volte impossibile, ma che ho intenzione di percorrere fino in fondo: dal teatro alla prosa, la scrittura e la musica sono gli unici posti dove gioco secondo le mie regole.

Scrittore e musicista quali sono dunque i tuoi riferimenti?

Ho sempre letto e ascoltato parecchio. Oltre Springsteen, adoro Johnny Cash, Tom Waits, i Clash, i Doors e il blues. Per quanto riguarda la letteratura ci sono Carver, McCarthy, Flannery O’ Connor e Palahniuk. Mi piacciono le storie che fanno degli everyday losers la propria poetica.

Quando e come è nata l’idea del libro ispirato da Springsteen?

Un po’ di tempo fa iniziai a scrivere dei racconti con la musica di Springsteen in sottofondo. Iniziai a immaginare delle storie parallele a quelle dei protagonisti delle canzoni. A volte vivevano lo stesso dramma, altre prendevano un cammino totalmente diverso. Il primo racconto fu Come l’oceano, una storia il cui fulcro è la domanda: si può continuare a vivere quando ciò a cui teniamo di più ci viene strappato via? Drive All Night mi diede la risposta.

Il tuo rapporto con il suo mondo springsteeniano dove ha il suo inizio? Sei un anche malato da pit?

Scoprii Springsteen per caso. Avevo circa 15 anni. Era un pomeriggio d’estate e il mio sguardo cadde sulla copertina di Born To Run. Non sapevo niente di Springsteen, eppure vidi in quell’immagine e in quella frase qualcosa che volevo ascoltare. Quando misi su il disco tutto quello che ero e che volevo essere era racchiuso in quelle canzoni. Non l’ho più abbandonato, ancora oggi in ognuna delle sue canzoni trovo una parte di me. Se sono un malato da pit? Non a livelli eccessivi…ma diciamo che faccio sempre in modo di avere un numero sulla mano.

Quale album ritieni imprescindibile e di quale concerto serbi il miglior ricordo legato a Bruce?

Sull’album imprescindibile non ho dubbi: Darkness on the Edge of Town. Per quanto riguarda il concerto, ce n’è uno a cui sono particolarmente legato: Napoli. Capirai… vederlo nella mia città, in quella piazza che non so quante volte ho percorso, è ancora oggi un brivido lungo la schiena. Durante quel concerto ci fu un momento che non dimenticherò mai: Land of Hope and Dreams… incrocio il mio sguardo con il suo e lui, con quel sorriso sornione, mi indica e grida “That’s right!” Una cosa per cui vale la pena vivere.

Ringrazio Valerio per la disponibilità.

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