Bruce all’ombra del muro

di Andrea Volpin.

Spesso e volentieri la musica è stata utilizzata dai grandi nomi per pubblicizzare o sensibilizzare campagne sociali soprattutto da quando la televisione ha fatto il suo prepotente ingresso nella vita di tutti i giorni.

Tutti ricordiamo, nel 1985, il famosissimo Live Aid, organizzato dal cantante dei Boomtown Rats, Bob Geldof. Un grande evento musicale a scopo benefico per sensibilizzare il mondo tecnologico e rampante degli anni ‘80 sulle necessità primarie delle popolazioni africane, diciamo, un po’ dimenticate. In diretta contemporanea da Londra, Philadelphia, Sydney e Mosca il più grande evento musicale trasmesso dalla televisione via cavo (allora) collegò il mondo abbattendo confini e distanze in un secondo. Sempre nel 1985, il re del pop Michael Jackson, riunì un gruppo di suoi colleghi e incise il famoso singolo “We Are The World” per il progetto USA For Africa, fondato dallo stesso Jackson; il singolo fu seguito da un video che fece il giro del mondo grazie all’affermazione di MTV e canali tematici simili. In anni più recenti, siamo nel 2006, il Live 8, organizzato in nove differenti nazioni, sposò l’idea di sensibilizzare i membri del G8 ad annullare il debito delle nazioni povere e a sviluppare una politica economica più equa e sostenibile anche per loro. Contemporaneamente nel Regno Unito, in Italia, negli USA, in Francia, in Giappone, in Canada, in Russia e in Sudafrica molti cantanti della scena mondiale come Madonna, gli U2, i Deep Purple, i Pink Floyd si riunirono per pubblicizzare questa iniziativa. Anche in Italia, negli ultimi anni, è stato sfruttato il potere della musica per sensibilizzare la gente verso situazioni che hanno interessato il nostro paese. Nel 2009, dopo il terribile terremoto che colpì L’Aquila e l’Abruzzo, Fiorella Mannoia e Laura Pausini misero insieme il gruppo Amiche per l’Abruzzo e organizzarono un mega concerto a San Siro per la raccolta dei fondi da devolvere per la ricostruzione della città dell’Aquila e i paesi limitrofi. In ultimo Italia Loves Emilia, fu organizzato nel 2012 per contribuire alla ricostruzione del post terremoto che ha colpito le provincie di Modena e Reggio Emilia; tutti i maggiori nomi della musica italiana, da Ligabue ai Litfiba, da Elisa ai Negramaro, si esibirono sul palco del CampoVolo di Reggio Emilia a favore di quella causa. Tutti questi eventi hanno avuto un grande pregio; quello di aver fatto passare un messaggio attraverso nazioni e confini, unendo il mondo anche se solo per poche ore. Questo messaggio amplificato dalla potenza della televisione e della radio arrivò a tutti senza limiti e senza censure.

Poi c’è un altro modo per far passare un messaggio superando le barriere e i confini anche quando sono “armati”.

Siamo nel 1988 e il Tunnel Of Love Express Tour è nel pieno delle sue primavere. Bruce Springsteen nel 1987 pubblicò Tunnel Of Love una sorta di spartiacque della sua carriera; un disco introspettivo e personale che un po’ lavava l’unto dell’olio motore che si era versato addosso con il successo di Born in The USA. Forse stanco del successo o forse consapevole di dover raccontare al suo pubblico qual era veramente la sua vita, Springsteen, decise di raccontarsi in quell’album carico di amori negati e falsi palchi dorati. Il tour che ne seguì rispecchiò molto questo cambiamento di rotta del Boss, addirittura molti fans della prima era videro in quel tour, soprattutto per le scenografie e per il modo di stare sul palco del Boss, un “tradimento” delle tradizioni rock working-class hero che fino a quel momento avevano caratterizzato il percorso narrativo di Springsteen.  Parlavamo di messaggio e, con l’album, Springsteen volle mandare quello alla sua gente; ma ci fu una occasione in cui ne volle mandare un altro, pesante e molto più mondiale rispetto alla sua sfera privata. Un messaggio altrettanto importante e altrettanto fondamentale per tutti gli esseri umani: quello della libertà.

Il 19 giugno del 1988 sul palco allestito nel parco di Rabrennbahn, a Berlino Est, Bruce Springsteen e l’E-Street Band tennero il primo e unico concerto rock di una band straniera nella DDR. Un evento storico e unico nel panorama della musica mondiale, considerato che, nell’estate del 1988, i venti di rivoluzione che porteranno all’abbattimento del Muro di Berlino nel novembre del 1989 erano solamete delle leggere brezze, spesso interrotte dall’efficientissimo sistema di sorveglianza allestito in Germania Est. Secondo la testimonianza di un ex membro dell’organizzazione Gioventù Comunista (FDJ) già nel 1981 Springsteen chiese di suonare nella Germania Est, ma il Politburo e, soprattutto, la STASI rifiutarono. Dopo l’arrivo di Mikhail Gorbachev, nel 1985, alla guida dell’URSS e l’applicazione della cosiddetta Perestrojka, anche il regime di Berlino Est, assolutamente fedele alla linea dell’URSS, decise di aprire un po’ le proprie finestre al mondo, sempre però sotto stretto controllo da parte del suo onnipresente servizio segreto. Così quel 19 giugno Bruce Springsteen e l’E-Street Band salirono sul palco dell’allora più “oscuro” degli stati satellite dell’Unione Sovietica. Ovviamente il regime della DDR non poteva permettere che un cantante rock, soprattutto americano, potesse in qualche modo depistare anni e anni d’indottrinamento metodico e scientifico. Così decise di dare il compito losco non alla Stati, troppo politica per non scatenare uno scandalo, ma alla Gioventù Comunista nel tentativo di mascherare il concerto con un velo di “socialismo” che in realtà non esisteva. Tutto questo depistare l’opinione della maggior parte della popolazione tedesca orientale e sfruttare al massimo il ritorno mediatico a favore dello Stato. I dirigenti dell’associazione comunista, fedele serva del Politburo, escogitarono il trucco di far passare il concerto come una manifestazione a favore del governo sandinista del Nicaragua che, in quegli anni, doveva fare i conti con il ritorno degli USA impegnati in una “guerra latente” contro il comunismo nell’America Centro-Meridionale. Questo escamotage avrebbe dovuto dare un’impronta sociale alla manifestazione e nello stesso tempo non avrebbe alimentato strane idee rivoluzionare nella testa dei ragazzi presenti nel pubblico.

Furono ristampati i manifesti e addirittura i biglietti per accedere all’area spettacoli, per aggiungere la scritta “Concert For Nicaragua” e alcuni giorni prima dello show, la radio della DDR passò il messaggio sottoscritto, falso storico assurdo, dallo stesso Springsteen nel quale si diceva che la manifestazione era appunto a favore del governo del Nicaragua. Il Boss, all’oscuro di tutto, il giorno prima del concerto volle fare un giro per la città; mentre il suo autista lo scorrazzava per le strade di una semideserta Berlino Est, vide un manifesto e la scritta aggiunta che copriva quasi tutta la parte inferiore del poster. Rientrato in hotel, ovviamente irritato per la scoperta, chiamò Landau e gli disse che a quelle condizioni non sarebbe salito sul palco. Dopo ore di negoziazione, Landau e pare, Clarence Clemons, convinsero il Boss a tenere il concerto soprattutto per tutti quei ragazzi che avevano bisogno di sentire la sua musica.

Fu così che la sera successiva sotto la stretta sorveglianza dell’esercito e della polizia segreta della DDR, Springsteen salì sul palco di Berlino Est. Di fronte a lui una folla oceanica, pare 500 mila giovani berlinesi e non, riempirono il parterre nella spasmodica attesa di sentire il concerto. Molti di loro, soprattutto i più “anziani” erano nati e cresciuti nella totale ignoranza musicale, anche perché il regime aveva vietato l’ascolto della musica “occidentale” bollando i cantanti rock come controrivoluzionari e portatori di mentalità imperialiste. Perfino i Beatles furono cancellati dalla storia della musica nella DDR. I più giovani erano anche i più fortunati perché nati in un periodo florido per le radio private occidentali che mandavano costantemente in onda canzoni rock; nonostante la guerra elettronica intrapresa dalla STASI contro le radio occidentali (schermature, disturbi di frequenza, perquisizioni in appartamenti privati alla ricerca di apparecchi radio “modificati”) la “potenza” delle onde lunghe passava il Muro con estrema facilità ed entrava nelle case dei berlinesi dell’est. Così, lo Springsteen che salì sul palco quel giorno, non era un perfetto sconosciuto giunto dalla “nemica” America per raccontare la sua ipocrita storia di chi l’aveva fatta nonostante tutto ma un cantante rock che aveva qualcosa da dire alla gente. Questo fu un primo colpo per il governo della DDR, convinta di poter controllare l’uomo in tutto e per tutto; nel corso del concerto ne assesterà degli altri, uno in particolare.

Questi erano gli antefatti storici del concerto; torniamo ora al messaggio. Si diceva che la parola d’ordine è libertà e Springsteen quel giorno, per comunicarla alla gente scelse il modo più bello e più sentimentale: una canzone. Una canzone introdotta da poche parole dette in tedesco che valsero più di mille proclami o monologhi lunghi ore. Dopo aver cantato Born In The USA, prese in mano un foglio di carta e lesse al microfono queste parole:

Es ist schön, in Ost-Berlin zu sein. Ich bin nicht für oder gegen eine Regierung. Ich bin gekommen um zu spielen Rock’n’Roll für Ost-Berlinern, in der Hoffnung dass eines Tages alle Barrieren abgerissen werden.

Che tradotte in italiano significano: “E’ bello essere a Berlino Est … Voglio dirvi che io non sono qui per o contro qualsiasi governo, sono venuto a suonare Rock ‘N Roll per i berlinesi dell’est… nella speranza che un giorno tutte le barriere saranno abbattute … ” poche parole ma di un significato assoluto. Il pubblico reagì con entusiasmo mentre il Boss, con quelle parole, colpì per la seconda volta il fianco scoperto del super controllato stato. Il concerto fu trasmesso sulla seconda rete della televisione della DDR con qualche minuto di ritardo rispetto alla diretta per permettere il taglio di scene non consone allo spirito della manifestazione. Ma gli attenti censori della televisione non potevano sapere che proprio in quel momento Springsteen, sicuri anche delle assicurazioni di Landau che disse di aver convinto il Boss a non fare riferimenti alla politica, avrebbe lanciato un così marcato segnale. In effetti non lo fece in maniera esplicita e questo diede un significato più marcato a quelle sue parole. Non pronunciò mai parole come DDR, come Nicaragua, come Muro ma Governi, Rock ‘n Roll e barriere, sgretolando, di fatto, il tentativo del governo di dare un’interpretazione alternativa alla sua presenza lì. La differita televisiva fece, come sempre, da cassa di risonanza e così oltre ai 500.000 presenti, altri milioni di telespettatori collegati alla per assistere allo storico concerto rock, sentirono quelle parole. Dopo aver letto quel messaggio, Springsteen, imbracciò la sua fedele chitarra e intonò una canzone che parla di libertà, antimilitarismo e sogni: eseguì Chimes Of Freedom di Bob Dylan.

Quel pomeriggio d’inizio estate a Berlino Est a pochi chilometri dal quel Muro che non divideva solo una nazione ma un mondo, un cantante americano aiutato da milioni di persone inconsapevoli stava andando contro un sistema che aveva tentato di cambiare il “significato” della musica, o meglio aveva tentato di fermare la musica, senza riuscirci… per fortuna!

Il 9 novembre del 1989, un anno dopo, il Muro di Berlino cadde definitivamente…

19-07-1988 RADRENNBAHN WEISSENSEE, EAST BERLIN, EAST GERMANY

BADLANDS / OUT IN THE STREET / BOOM BOOM / ADAM RAISED A CAIN / ALL THAT HEAVEN WILL ALLOW / THE RIVER / COVER ME / BRILLIANT DISGUISE / THE PROMISED LAND / SPARE PARTS / WAR / BORN IN THE U.S.A. / CHIMES OF FREEDOM / PARADISE BY THE “C” / WHO DO YOU LOVE? – SHE’S THE ONE / YOU CAN LOOK (BUT YOU BETTER NOT TOUCH) / I’M A COWARD / I’M ON FIRE / DOWNBOUND TRAIN / BECAUSE THE NIGHT / DANCING IN THE DARK / LIGHT OF DAY – LAND OF 1000 DANCES / BORN TO RUN / HUNGRY HEART / GLORY DAYS / CAN’T HELP FALLING IN LOVE / BOBBY JEAN / CADILLAC RANCH / TENTH AVENUE FREEZE-OUT / SWEET SOUL MUSIC / TWIST AND SHOUT – HAVING A PARTY

Tunnel of Love Express Tour

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