Due notti all’Olimpico

di Riccardo Rurali.

Giovedì 17 maggio. Niente pit, niente braccialetto, niente arrivo all’apertura dei cancelli… arrivo bravo bravo un’oretta scarsa prima dell’inizio del concerto col mio bel panino fatto su nell’alluminio.

Tutto liscio? Macché. Per motivi insondabili ci mettiamo più di un’ora a entrare allo stadio!! Pazzesco. Mai successo! Anzi no, … aspettate …una volta sì che mi era successo: nel 2003 a… Barcellona, Estadi Olimpic. Quindi è proprio questa struttura che è maledetta e deve avere qualche problema intrinseco che non mi spiego. Accesso al Camp Nou 2 minuti, accesso a San Siro 3 minuti, accesso all’Estadi Olimpic: un’ora e passa in una fila che chiamare disorganizzata o anarchica è poco.

È la prima volta che sono contento del ritardo, perché entro allo stadio quando il concerto dovrebbe essere già iniziato.

Per finire la rassegna tecnica: si sente da schifo, ma c’è un bellissimo schermo nuovo, oltre ai due laterali, lungo tutto il palco. Credo di averlo visto recentemente, ma ci si proiettavano delle immagini “d’ambiente” abbastanza inutili (ricordo un deserto durante Promised Land).

Inizio in ritardo di quasi un’ora con un’imbarazzante “Hola Badalona” urlato due volte prima e due volte dopo Badlands. Come dicevo si sentiva male quindi la cosa è passata abbastanza inosservata.

La scaletta la conoscete. Personalmente ho preferito il pacchetto di canzoni dopo Jack of all trades (Youngstown-Murder-Johnny 99) piuttosto dell’accoppiata che la precede (Out in the streets-Talk to me). Talk to me è gradevole, ma non è una delle mie preferite da “The promise” e ha perso l’aura di chicca definitiva e imperdibile (quando assolutamente inaspettata la fece per la prima volta), mi diverte ma nulla più. Poi, essendo lontano dal placo, non ero attorniato da gente percorsa da una scossa elettrica all’annuncio della canzone (ha pescato un cartello dal pubblico), ma da una moderata indifferenza.

Johnny 99 molto bella. Inizio più arrabbiato delle ultime versioni, e un po’ di sbraco solo verso la fine. Belle anche le rese live di Wrecking Ball e Death to my hometown (sempre che uno non proponga l’imbarazzante confronto con No surrender che stava all’interno di questo “panino”)

She’s the one mi ha coinvolto meno di altre volte, mentre ancora ricordo l’impressione che mi fece nel 2002 al Palau Sant Jordi. Waitin’ on a sunny dayinizia con chitarra acustica e coro del pubblico, un po’ più simile alla versione live originale, piuttosto che alle ultime con l’attacco full band. Coro a carico di una bambina sui dodici anni fatta salire sul palco.

Da qui ai bis il guizzo (e che guizzo!) è Prove it all night con intro di piano e chitarra come faceva nel tour di Darkness. Siccome nel mio mansionario di fan di Sprinsgteen c’è scritto che devo sempre essere insoddisfatto, devo notare che la parte di piano mi è parsa più corta della bellissima cavalcata che si faceva Roy nel ’78 e la parte di chitarra un po’ meno cattiva. Ma capiamoci… è stato un bel sentire! Era poi così inaspettata che ho capito che la stava facendo solo quando ha attaccato con la chitarra…!

Escludendo l’ntro di Prove it all night questa parte del concerto è quella che mi ha preso di meno. Non saprei, la trovo un po’ poco strutturata, per così dire… una specie di Greatest Hits. Waitin’-Promised Land-River-Hungry Heart-The Rising… Ecco, We are alive che è una della mie preferite sul disco secondo me perde un po’ dal vivo, ma sono impressioni ovviamente molto personali.

Bis blindati con la piacevole novità di Born in the USA (già suonata a Las Palmas). È una bella canzone poco proposta recentemente. Si ascolta molto volentieri. Il resto è abbastanza standard: Rocky Grounds, Born to Run, Bobby Jean, Dancing in the Dark, Tenth Avenue. Mi chiedo: ma Michelle Moore cosa fa prima di uscire sul palco? Quando sente The Promised Land si fa la doccia, si trucca e si veste, poi esce a fare i suoi 4-5 minuti di palcoscenico e poi torna a dormire? Mah… ben strano!

29 canzoni. Nota finale: sono veramente invecchiato! Oggi mi sento come si avessero bastonato per tutte le 3 ore di concerto e giuro che sono stato verso metà campo senza quasi saltare. In mia difesa c’è da dire che sono andato a dormire alle due e mezza e i mie figli hanno deciso che alle sei era ora di alzarsi… ma ovviamente stasera si ripete.

Venerdì 18 maggio. Rispetto alla sera prima ci sono un paio novità. Arrivo allo stadio venti minuti prima e entro in dieci minuti anziché in un’ora. Cominciamo bene, quindi. L’altra cosa è il concerto precedente mi ha presentato il conto nel pomeriggio di venerdì, quando mi è cominciata a venire la febbre. Quindi, non sapendo come starò durante il concerto, decido di stare sul prato molto dietro e devo dire che questa scelta mi ha fatto godere lo spettacolo più del giorno prima: nessuno che sgomita per tornare davanti carico di birre, nessuna muraglia di smartphone che fanno foto, nessuno che parla degli affari suoi durante i pezzi lenti.

Non dovendo difendere una zolla di terra alla mia seppur modesta altezza abituale, appena più avanti del mixer, cazzeggio qua e là, mi prendo le mie pillole di paracetamolo, e alla fine ci sdraiamo per terra e vediamo una puntata di Mad Men nel microscopico schermo del mio iPod.

Alle nove e mezza la gente ha finito di entrare, ma il concerto comincia anche più tardi del giorno prima, aggiungendo l’orario d’inizio dei concerti rock a quei misteri insondabili della vita, come le tariffe aeree o la coda al bagno delle donne.

Il prato era esaurito, ma a me è sembrato molto vuoto. Forse è sempre così, con la gente che si comprime nella metà più sotto il palco, ma siccome non sono mai stato così smaccatamente dietro non me ne ero mai accorto.

Anche se lo statistico springsteeniano dovrebbe apprezzare di più la scaletta di giovedì (due tour premiere, più l’intro di Prove it all night), a me è piaciuto di più lo spettacolo di venerdì. Per lunghi tratti dello show non sapevi davvero cosa stesse per partire e questa è una cosa che a me piace molto. Ll’idea dei concerti i cui suonava tutto un disco in ordine non mi entusiasmava, in generale.

We take care of our own terza canzone, separata da Wrecking Ball da una canzone (sul finire della prima Bruce fa due con la mano e si picchia i petto; io penso “al mio due” o qualcosa del genere, invece è la chiamata di Two Hearts). Badlands in fondo prima dei bis.

E poi. E poi. Ho sentito due delle cose più belle dei miei 17 concerti di Bruce Springsteen: The E Street Shuffle e Racing in the Streets. Due meraviglie!!! Racing non l’avevo mai sentita dal vivo ed è fantastica. Non riuscivo a distogliere gli occhi dalle dite vellutate di Roy sul megaschermo che viaggiavano sulla tastiera. Riguardo The E Street Shuffle, che su disco non amo alla follia, dico solo una cosa: se vedessi altri concerti di questo tour la vorrei sentire tutte le sere! Lo so che in quella posizione ci possono le chicche più improbabili, ma la resa live di questa canzone con questa band è un autentico spettacolo.

L’inizio è ottimo: Night e Ties that bind una dietro l’altra. La doppietta prima di Jack of all tardes: Spirit in the night, eccellente e The E street shuffle, un’autentica goduria. Tutte e due le sera la seconda delle due canzoni è scelta pescando un cartello dal pubblico.

La parte di concerto tra Jack of all trades e la terna Shackled-Wiatin’-Promised è l’unica parte che ho preferito nella versione del 17 rispetto a ieri sera. Ho adorato Downbound train, ma non sono una grande fan di Trapped. La sera prima il filotto Youngstown-Murder-Johnny 99 mi era davvero piaciuto.

Innovazione pazzesca durante Waitin’: invece di far cantare una bambina come la sera prima, fa cantare un bambino. Nel caso interessasse, secondo me se l’è cavata meglio quest’ultimo. Poi arriva Racing di cui abbiamo già detto e la sorprendente Badlands dopo We are alive.

I bis sono uguali alla sera prima, ma comunque divertenti. Anche se tra te e te mormori “Kitty’s back Kitty’s back Kitty’s back, Rosalita Rosalita Rosalita, Rockin’ all over the world Rockin’ all over the world Rockin’ all over the world, The weight The weight The weight”, non ci credi veramente e non ti aspetti la chicca definitiva, quindi c’è un certo sbraco e si salta felici su Dancing in the dark.

Un’ottima scaletta che solo stamattina ho scoperto non avere nessuna tour premiere: alla mia morosa ne avevo millantate quattro.

17.05.12 ESTADI OLIMPIC LLUIS COMPANYS, BARCELONA

BADLANDS / WE TAKE CARE OF OUR OWN / WRECKING BALL / NO SURRENDER / DEATH TO MY HOMETOWN / MY CITY OF RUINS / OUT IN THE STREET / TALK TO ME / JACK OF ALL TRADES / YOUNGSTOWN / MURDER INCORPORATED / JOHNNY 99 / YOU CAN LOOK (BUT YOU BETTER NOT TOUCH) / SHE’S THE ONE / SHACKLED AND DRAWN / WAITIN’ ON A SUNNY DAY / THE PROMISED LAND / THE RIVER / PROVE IT ALL NIGHT / HUNGRY HEART / THE RISING / WE ARE ALIVE / THUNDER ROAD / ROCKY GROUND / BORN IN THE U.S.A. / BORN TO RUN / BOBBY JEAN / DANCING IN THE DARK / TENTH AVENUE FREEZE-OUT

18.05.12 ESTADI OLIMPIC LLUIS COMPANYS, BARCELONA
NIGHT / THE TIES THAT BIND / WE TAKE CARE OF OUR OWN / TWO HEARTS – IT TAKES TWO / WRECKING BALL / DEATH TO MY HOMETOWN / MY CITY OF RUINS / SPIRIT IN THE NIGHT / THE E STREET SHUFFLE / JACK OF ALL TRADES / TRAPPED / DOWNBOUND TRAIN / BECAUSE THE NIGHT / WORKING ON THE HIGHWAY / SHACKLED AND DRAWN / WAITIN’ ON A SUNNY DAY / THE PROMISED LAND / RACING IN THE STREET / THE RISING / WE ARE ALIVE / BADLANDS / RAMROD / ROCKY GROUND / BORN IN THE U.S.A. / BORN TO RUN / BOBBY JEAN / DANCING IN THE DARK / TENTH AVENUE FREEZE-OUT

Wrecking Ball Tour

Benvenuto su badlands.it

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.