Pillola 1: Intro – The Promised Land

di Dario Greco.

Quali sono gli aspetti fondamentali che rendono le canzoni di Bruce Springsteen uniche e di valore, rispetto a quelle di illustri e incensati colleghi?

Tutto il suo lavoro è frutto di una tensione tra indipendenza e appartenenza. La lingua profana del rock è un linguaggio declinato all’affrancamento del conformismo, almeno nelle sue intenzioni più alte. L’emancipazione dalla famiglia, la ribellione sono tematiche ricorrenti, fin dagli albori del genere musicale di appartenenza.

C’è una ferma volontà di riscatto per tutti quelli che si sono sentiti esclusi almeno una volta nella vita. Springsteen ha sempre dichiarato di inseguire la fusione con gli altri, la comunione. Se c’è un elemento ricorrente in oltre 45 anni di carriera questo è proprio il senso collettivo di comunità del rock. Non quella delle band da alta classifica, a cui Springsteen raramente è appartenuto.

L’aspetto univoco e sostanziale riguarda invece la capacità di interagire e fondere la propria voce con quella del suo pubblico. In Springsteen la necessità di stabilire un rapporto tra eguali con gli spettatori appare evidente, necessario. Lui e solo lui è il ragazzo con il biglietto vincente alla fabbrica del cioccolato del rock and roll, con lo sguardo sognante e l’ideale di voler condividere con il mondo intero il suo pezzetto di Gloria, la sua tanto decantata Terra Promessa. 

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