Bruce Springsteen intervistato da Howard Stern

Puntata speciale per Halloween dello show radiofonico di Howard Stern su SiriusXM. Ospite Bruce Springsteen per una lunga ed approfondita intervista di un paio d’ore, intervallata anche dal alcuni brani accennanti alla chitarra ed un paio eseguiti per intero dal vivo in studio: Tougher Than The Rest e The Rising.

Molti gli spunti e le parti interessanti dell’intervista, che ha mostrato anche un Howard Stern sinceramente emozionato e grato di poter avere questa opportunità: “È meglio che Bruce porti una tenda e si accampi. Sono già a circa 500 domande pronte per lui”.

Springsteen e i suoi concerti maratona: “In parte si tratta di un’etica del lavoro dovuta al modo in cui sono cresciuto: Facevamo cinque set a sera. Suonavamo cinque ore a sera. Ora, se suono due ore, la gente rimane delusa. Devo suonare almeno tre ore (ride)… Il mio problema era suonare tre ore e poi qualcosa non andava bene in una delle canzoni verso la fine dello spettacolo, e mi tormentavo per il resto della serata. Mi flagellavo. Salivo sull’autobus verso la città successiva e non riuscivo a pensare ad altro. E così ho imparato a controllarmi, perché non volevo continuare a farlo invecchiando. E naturalmente la gente mi diceva: “Cavolo, come fai a suonare così a lungo?”. Io rispondevo: “No, il mio problema è smettere. Non ho problemi a iniziare e a suonare. Ho un problema a fermarmi”. Perché è un rituale di purificazione per me”.

Stern gli chiede di approfondire questo concetto: “L’essere cresciuto all’interno della Chiesa cattolica, quindi educato con un forte senso del peccato e dei molti rituali tutti incentrati sulla necessità di purificazione, di pulizia della tua anima e della tua mente. Una certa quantità di questo fa bene. Se lo si porta all’estremo, è come qualsiasi altra cosa. Diventa il tuo padrone. Quindi volevo che il mio lavoro fosse il mio lavoro e il mio piacere e non volevo che diventasse il mio padrone. Così quando ho parlato di lavoro con lo psicoterapeuta che frequentavo da tempo, ho pensato: “Ok, come faccio ad assicurarmi di avere questo equilibrio? Come riuscire a fare spettacoli migliori senza il bisogno di suonare quella trentacinquesima canzone?”. Ho dovuto uscire dall’ortodossia cattolica, che è il modo in cui sono stato cresciuto. E naturalmente l’ho convertita nella mia musica e nel mio modo di suonare. Così molti dei miei rituali auto-creati erano rituali di purificazione, e a volte ho esagerato”.

Non poteva mancare una domanda sul suo possibile ritiro dalle scene: “Non riesco a immaginarlo. Voglio dire, se dovessi arrivare a un punto in cui sono incapace o qualcosa del genere… ma fino ad allora… voglio dire, guardate Johnny Cash. Pete Seeger: Ho suonato con Pete Seeger a Washington, all’inaugurazione della presidenza Obama. Pete aveva 91 o 92 anni, ed è uscito e ha cantato “This Land Is Your Land”. Quindi guardo a quei ragazzi… Non so se farò spettacoli di tre ore (quando sarò più vecchio). Ma ho così tanti tipi di musica che posso suonare e fare. Lo spettacolo di Broadway potrei farlo per il resto della mia vita, in una forma o nell’altra, se lo volessi”.

Fortunatamente per noi, vista la varietà dei progetti discografici presentati in questi ultimi anni direi che l’eventualità è ancora lontana.

Si è parlato anche dell’operazione al collo subita nel 2016 che ha rischiato di compromettere la sua carriera: “Ho dovuto subire un’operazione al collo perché lentamente, nel corso degli anni, ho iniziato a notare che le mie dita si stavano intorpidendo. Avevo un dolore lungo il braccio… salivo sul palco, e in uno degli ultimi tour che stavamo facendo, prima di essere operato, mi sono reso conto che arrivavo a metà o tre quarti di una canzone e le mie dita si affaticavano, all’improvviso. E ho detto: “Beh, non posso permetterlo”. Così dovevo intervenire sui dischi C4, C5 o qualcosa del genere… è stato un po’ strano, perché ti tagliano la gola, in pratica ti aprono, ti legano le corde vocali da un lato… e ti dicono: “Non sarai in grado di cantare per tre mesi”. Così sono tornato a casa e non ho cantato per tre mesi. Poi sono andato nel mio garage e ho preso una chitarra… ho suonato ‘Darkness on the Edge of Town'”.

Spazio anche allo splendido rapporto con Patti Scialfa, moglie e compagna di palco, con l’esecuzione di Tougher Than The Rest. Howard non ha nascosto la sua ammirazione per il brano da “Tunnel of Love” del 1987, soprattutto quando Bruce la esegue in duetto con la moglie.

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