The Rock Laureate

NEW YORK – Bruce Springsteen e la E Street Band sono impegnati nelle prove per l’esibizione di 12 minuti nell’intervallo del SuperBowl che stasera terrà incollati allo schermo 10 milioni di spettatori. Eseguiranno quattro brani modulati in maniera da rispettare i tempi. “Cosa penso dell’esibizione al SuperBowl? Fondamentalmente è una festa di 12 minuti”, dice Springsteen dopo le prove.

Pochi musicisti comunque hanno la dimestichezza di Springsteen con le manifestazioni simbolo e gli eventi di massa. E’ abituato ad esibirsi negli stadi e da decenni ai suoi concerti il pubblico canta in coro assieme a lui dall’inizio alla fine canzoni che sono espressione perfetta della voglia di stare assieme. In un’epoca di effimeri successi pop, che si dimenticano con la stessa rapidità con cui si cancella un file sull’MP3, Springsteen per gran parte della sua carriera ha scritto brani che restano, che danno voce ai sogni americani, da Born to Run a Promised Land.

Anche se ha firmato con la Columbia Records un contratto miliardario per sette album (si vocifera 110 milioni di dollari), Springsteen ha ancora quell’aria da operaio del New Jersey che dà voce a un populismo compassionevole cantando di posti di lavoro, famiglie e vita quotidiana in compagnia dei suoi amici della E street band. Sa essere solenne come si conviene al concerto per l’insediamento di un presidente e scatenato al punto da elettrizzare il Super Bowl.

Nel frattempo è uscito il suo nuovo album in studio, Working on a Dream. E Springsteen ha anche concluso un altro accordo promozionale che ora definisce senza mezzi termini un errore. Il 13 gennaio nei magazzini Wal-Mart è stata messa in vendita a 10 dollari una raccolta dei maggiori successi di Bruce Springsteen e della E Street Band – 11 brani tratti da un’antologia di successi del 1995 nonché Radio Nowhere tratto da Magic.

Ma la Wal-Mart è stata accusata di violazione delle norme sindacali da alcune associazioni per la difesa dei diritti umani tra cui Human Rights Watch, e pesantemente multata scatenando polemiche su Internet tra i fan di Springsteen. “Bruce fa affari con Wal-Mart? E’ in contraddizione con i valori che difende”. Anche Secondo Springsteen si è trattato di una decisione affrettata. “Eravamo presi da mille cose, ci è piovuta la proposta tra capo e collo e non l’abbiamo vagliata con il solito scrupolo”, dice. “Visto il curriculum di Wal-Mart sotto il profilo sindacale se avessimo riflettuto un po’ di più ci saremmo comportati diversamente”. E aggiunge: “E’ stato un errore ed è giusto che i fan si facciano sentire”. Dopo aver creato per trent’anni gli archetipi americani Springsteen vede la sua carriera costruita e condivisa con il suo pubblico. “Non è solo opera mia a questo punto, e non lo è da tanto. Volevo che fosse opera nostra, di una ampia collettività di persone raccolte attorno ad una base di valori. In questa collettività è presente un’ampia gamma di convinzioni, ma ci si ritrova assieme sotto una tenda per vivere un’esperienza comune”.

Qualche settimana fa per l’ennesima volta ha ricoperto il suo ruolo storico di voce dell’America in occasione del concerto in onore del Presidente Obama e davanti a centinaia di migliaia di persone al Lincoln Memorial e amilioni di spettatori che hanno seguito l’evento sul piccolo schermo e su internet. Assieme al coro ha cantato The Rising, una canzone sull’11 settembre che parla di sacrificio e redenzione. In campagna elettorale ad una serata organizzata per raccogliere fondi cui partecipava Bruce Springsteen Obama disse: “Il motivo per cui sono candidato alla Casa bianca è che non posso essere Bruce Springsteen”. Springsteen ha suonato The Rising ai comizi elettorali degli stati in bilico, si è esibito anche a Cleveland due giorni prima delle elezioni.

“Scrivere brani di quel genere è un processo che si autoalimenta”, spiega Springsteen. “Scrivi The Rising per un’occasione, la riprendono per un’altra e arriva fin qui. Se nel 2001 mi avessero detto “canterai questo brano al concerto per l’insediamento del primo president afro-americano” sarei rimasto incredulo”, dice ridendo. “Ma sono passati otto anni, ed ecco dove siamo arrivati. Siamo dentro la storia che scorre, nuotiamo dentro il flusso degli eventi, e la musica fa lo stesso”.

Continua: “Al centro delle nostre canzoni c’è il concetto di America. Cos’è, cosa significa? Promised Land, Badlands, ho visto gente cantare quei brani ai miei concerti in ogni parte del mondo. Ho visto l’America della gente comune negli anni ’80, da quando ero ragazzino. E ho conosciuto persone che si adoperavano perché fosse quel genere di paese. Ma a livello nazionale la terra promessa sembrava sempre molto distante. E la sera delle elezioni quell’America ha mostrato il volto, forse è stata una delle prime volte nella mia vita adulta sono rimasto a bocca aperta. “Mio dio, esiste davvero”, mi sono detto. Non è solo un sogno, esiste e se lì ce n’è tanta, il resto è altrove. Cerchiamolo. Basta questo a farti da stimolo per il resto della vita. Tutte le canzoni scritte oggi sono più vere di uno o due mesi fa”.

L’esibizione al Super Bowl segue l’uscita di Working on a Dream a meno di 14 mesi di distanza da Magic, l’album del 2007, un record se si eccettuano i primi due album, usciti entrambi nel 1973. Ancor più di Magic il nuovo album rappresenta un enorme cambiamento nella musica di Springsteen. Dopo la complessa, tormentata produzione di Born to Run, nel 1975, Springsteen attraversò una fase “reattiva” durata più di vent’anni, costruendo i suoi brani sui fondamenti della musica country, blues e folk, con melodie funzionali e una produzione lineare, quasi live. Assieme a Brendan O’Brien, che produsse The Rising nel 2002, ha arricchito Magic di qualche elemento pop. Working on a Dream prosegue su questa scia.

Versione originale pubblicata su New York Times del 28.01.09
Traduzione di Emilia Benghi pubblicata su Repubblica.it del 01.02.09

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