Due chiacchiere con Emanuele Martignoni

Nei giorni scorsi abbiamo parlato del volume “Cammino con angeli senza dimora – Qua e là per la vita con le canzoni di Bruce Springsteen” edito da Vertigo Edizioni e oggi cerchiamo di conoscere il suo autore.

Per meglio conoscerci partiamo dai fondamentali: chi è Emanuele in breve?

Molto in breve una persona di 48 anni che fa il papà di due ragazzi, legge tanto, scrive molto, lavora col disagio psichico e sociale.

Nasco, a livello di pubblicazioni, come poeta nel 2001 con una raccolta di liriche composta negli anni della prima giovinezza. A questo primo libro ne sono seguiti altri 11 di generi diversi, che spaziano dal racconto mystery ai racconti di Natale, dalla poesia alla saggistica, dai racconti brevi al romanzo storico.

Amo definirmi uno storyteller, nel senso che mi piace raccontare “storie di vita” attraverso i più svariati spunti (musica, letteratura, cinema, attualità) e questo è un aspetto che caratterizza molto la mia professione di Educatore in psichiatria: attraverso i laboratori narrativi, racconto e faccio narrare ai pazienti le loro storie per farne una lettura scientifica e poter indirizzare meglio i loro percorsi di riabilitazione e integrazione nel territorio.

Ho una formazione classica, una triennale di Educatore Professionale, un Master in Medicina Narrativa Applicata.

Amo lo sport in generale e in tutte le discipline; pratico calcio, ciclismo e trekking (questi ultimi due sono ottimi “pensatoi” per uno che scrive…).

Chiaramente, amo la musica: al di là del Boss (che è una presenza significativa nella mia vita), i miei gusti spaziano dal rock (sia hard che melodico), al country, al folk, agli storici cantautori nostrani. Suono chitarra e armonica.

Un lungo percorso come autore quindi quali possono essere considerati i tuoi riferimenti letterari?

Ci sono due libri fondamentali nella mia formazione sia umana che da scrittore: “Lezioni Americane” di Italo Calvino, che considero a tutti gli effetti una specie di “guida spirituale”, e “Confesso che ho vissuto”, l’autobiografia di Pablo Neruda.

Da buon varesino, ho un legame speciale con Piero Chiara che da bambino ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare. Amo la poetica di Vittorio Sereni, Emily Dickinson e del già citato Pablo Neruda.

Mi affascinano i romanzi di John Steinbeck (e qui l’incrocio con Bruce è inevitabile!), adoro lo stile narrativo di Josè Saramago e di Ernest Hemingway (di cui ho letto tutte le opere). Amo Hermann Hesse in “Siddharta”, “Narciso e Boccadoro”, “Il lupo della steppa”. Tra i contemporanei, apprezzo molto il primo Alessandro Baricco (in particolare “Novecento” e “Oceano Mare”), Maxence Fermine (“La Trilogia dei colori”) e Mathias Malzieau (“La meccanica del cuore”).

Come si vede, non ho un riferimento specifico, ma tante “stelle” che punteggiano il mio universo, tante gemme differenti che hanno in comune il sapermi toccare il cuore e svegliare i pensieri.

Come in “Greetings from Bury Park“ di Sarfraz Manzoor, da cui è stato tratto il recente “Blinded by the Light”, anche il tuo libro è ispirato dalle canzoni di Springsteen. Quando e come è nata l’idea?

Il “quando” si perde nella memoria, credo sia un desiderio che ho da tanto, tanto tempo. Il “come” è l’anno 2016, un anno che per me è stato di svolta per tante cose della vita; nel corso di quell’anno ho raccolto gli spunti già abbozzati per un lavoro springsteeniano, li ho aggiornati riferendomi al mio stato emotivo ed esistenziale di quel momento ed è nato questo libro che racconta di che cosa abbiano detto a me, alla mia crescita, alla mia vita, le canzoni di Bruce. Praticamente ho fatto su di me un laboratorio narrativo da cui è uscito “Cammino con angeli senza dimora”!

Dove ha il suo inizio il tuo forte rapporto con il mondo springsteeniano? Sei anche tu come molti un malato da pit?

Le origini del mio legame con Springsteen risalgono alla seconda metà degli anni Ottanta, anche se un primo assaggio c’era già stato… ma ero ancora troppo piccolo per capire. Sono gli anni della mia adolescenza; lì Bruce, con certe sue canzoni, è arrivato a dare un bel colpo al mio sistema di valori e di principi di vita. È una storia che racconto nel libro.

No, non sono un malato di pit. Anzi: devo dire che mi piace arrivare ai concerti con calma e mettermi comodo, avere una visione d’insieme del contesto. E gustarmeli tutti per tutto il tempo.

Quale album ritieni imprescindibile e di quale concerto serbi il miglior ricordo legato a Bruce?

Sugli album, ci sarebbero tante cose da dire su ben più di uno! Diciamo che se fossi forzato ad una scelta singola, non avrei dubbi su “Born to Run”. Però ho un legame emotivo assai potente con “Tunnel of Love”, considero “The River” una sorta di bibbia del rock e passo interi pomeriggi a far girare “Nebraska”, “The Ghost of Tom Joad” e “Devils & Dust”. Sono sempre incantato dal Bruce acustico!

Per quanto riguarda il concerto che porto nel cuore, guarda caso, è quello al teatro Verdi di Firenze nel tour di Tom Joad, 21 maggio 1997. Poi ci metto anche quello del nubifragio su San Siro nel 2003 e la seconda serata di Parigi 2016, quella cominciata con “Iceman”.

Opere pubblicate da Emanuele Martignoni:

  • “La culla del silenzio” – ed Salviati 2001 (poesie e racconti)
  • “Solo chi scappa deve morire” – ed. Salviati 2003 (racconti brevi)
  • “Lieve come carezza di mare” – ed. Runde Taarn 2006 (poesie)
  • “Sette storie per Natale” – ed. Silele 2009 (racconti)
  • “Lieve come il silenzio, forte come il mare” – ed. ilmiolibro.it 2013 (poesie)
  • “Il ladro dei libri non scritti” – ed. ilmiolibro.it 2015 (racconti mystery)
  • “Racconti per Natale” – ed. ilmiolibro.it 2016 (racconti)
  • “Cammino con angeli senza dimora” – ed. ilmiolibro.it 2016 ed. Vertigo Edizioni 2019 (racconto semi-autobiogafico)
  • “Papyrus” / ed. ilmiolibro.it 2017 (romanzo storico)
  • “Il Canto dei Laghi” – ed. ilmiolibro.it 2018 (poesie)
  • “Percorsi dell’educare. Tratti di storia del pensiero pedagogico e esperienze di metodologia narrativa” – ed. ilmiolibro.it 2019 (saggistica)
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