Spiriti nella notte – Intervista agli autori

“Bruce Springsteen – Spiriti nella Notte” è una biografia a fumetti che percorre i primi anni della carriera dell’artista.

La sceneggiatura di Marco d’Angelo ed il disegno dal tratto toon di Fabrizio Di Nicola ci accompagnano in una scorrazzata attraverso le strade del New Jersey, tra corse automobilistiche e locali fumosi.

Il volume pubblicato da Edizioni NPE verrà presentato ufficialmente a Lucca Comics nel mese di novembre.

Sceneggiatore e disegnatore si sono concessi per una breve intervista doppia.

Partiamo con una domanda scontata chi sono Marco d’Angelo Fabrizio Di Nicola?

MARCO: Vivo a Pescara. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, la musica e i fumetti. Nel corso degli anni ho pubblicato diversi racconti su webzine e antologie e mi sono occupato di eventi che ruotavano attorno al cinema e alla letteratura di genere. In realtà, durante il giorno lavoro in un settore molto springsteeniano, mi occupo di autoricambi. Poi la sera torno a casa, mi do una lavata e vado in sala prove o su qualche palco per cantare con le mie band. Ne ho due: “I Farabutti” e “I Ragazzi del Giubocs”. C’è un elemento che mi accomuna al Boss quando sono sul palco: il sudore.

FABRIZIO: Intanto siamo due amici da una vita. Io nello specifico son un disegnatore di fumetti, illustratore e insegnante di disegno. Come illustratore ho all’attivo una cinquantina di volumi di libri per l’infanzia, mentre come disegnatore di fumetti questo è il mio terzo libro. Viene dopo i due volumi del “Detective Smullo” sceneggiati da Davide La Rosa.

Quali sono i vostri riferimenti nel campo dei fumetti?

M: Sono un appassionato di tutti i personaggi bizzarri spuntati nel fumetto popolare italiano
a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Un’esplosione di creatività irripetibile che ha poi portato a frutti più maturi come “Lo sconosciuto” di Magnus, il “Ken Parker” di Berardi e Milazzo fino all’epopea del “Rat Man” di Leo Ortolani. Tiziano Sclavi resta un punto fermo per l’impatto che il suo Dylan Dog ha avuto sulla mia generazione e per la sua capacità di spingersi oltre. Da buon pescarese non posso non citare l’inarrivabile genio di Andrea Pazienza. Tra gli stranieri i miei preferiti sono Frank Miller, Garth Ennis e i grandi classici del noir come “Alack Sinner” di Munoz e Sampayo e il “Torpedo” di Abulì e Bernet.

F: I miei riferimenti, perlomeno per quanto riguarda l’aspetto grafico, sono legati ai fumetti umoristici, Asterix e tutto il mondo Disney in particolare. In questo libro però ho cercato di scostarmi dal mio solito stile per cercare un risultato meno cartoonesco, pur cercando di restare fedele al mio tratto. Da lettore invece la lista è lunga: sono praticamente un onnivoro della carta stampata!

Quando e come è nata l’idea del fumetto dedicato a Bruce?

M: E’ stato Fabrizio a chiamarmi un pomeriggio dello scorso dicembre per dirm
i che c’era in ballo un progetto sul Boss con l’editore Nicola Pesce e che aveva pensato a me per realizzare la sceneggiatura. L’idea era quella di dare al volume un tono che non fosse prettamente biografico. Abbiamo così iniziato a buttare giù un po’ di situazioni, fino ad individuare un preciso periodo della carriera di Bruce su cui lavorare, quello che va dagli esordi fino a Darkness. Abbiamo poi dato al nostro Bruce a fumetti un pretesto per mettersi al volante dell’auto e l’abbiamo lasciato guidare per le strade del New Jersey. Ne è venuto fuori uno strano mix a cavallo tra biografia e sogno. Vicende e luoghi reali s’incrociano con scenari e personaggi immaginari che interagiscono con Bruce in una sorta di universo springsteeniano parallelo. Credo sia un prodotto che possa da un lato divertire i fan e dall’altro far scoprire il Bruce delle origini a chi si avvicina al suo mondo solo ora. Nelle vignette c’è molto cinema, sia negli ambienti che nei continui rimandi e citazioni. Quello che troverete nel libro è più simile ad un film da drive-in che ad un graphic novel. Ci sono gli inseguimenti, le scene d’azione ed il rock’n’roll… preparate i popcorn!

F: Tutto è nato quando l’editore Nicola Pesce, durante una delle tappe promozionali di un fumetto che avevo appena disegnato per la sua casa editrice (“Detective Smullo – Mi sa che ucciso l’Uomo Ragno”) mi ha chiesto se fossi interessato a disegnare un volume a fumetti su un personaggio musicale ancora definire, visto il successo di un altro volume che avevano pubblicato tempo prima su David Bowie. Ho accettato prima ancora di sapere chi fosse il soggetto del libro. Poi in uno scambio di idee ho tirato fuori il nome di Bruce Springsteen perché per prima cosa non esiste, salvo qualche piccolo cameo, un fumetto su Bruce. Certo, c’è “Outlaw Pete” ma è su una sua canzone e non sull’uomo o sulla sua storia. Poi essendo fan del boss, la sola idea di poter disegnare un fumetto su di lui mi faceva impazzire! L’editore si è dimostrato interessato al progetto. Qui subentra Marco, perché appena ho saputo che avrei disegnato un fumetto su Bruce gliel’ho comunicato. Lui chiacchierando ha tirato fuori una visione di come sarebbe potuta essere la storia, una visione decisamente originale, una cosa che non somigliava nemmeno lontanamente a una pagina di Wikipedia disegnata. Ho sottoposto l’idea alla casa editrice che ha apprezzato l’idea e così, con Marco a bordo, ci siamo messi al lavoro.

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Intuendo che siete anche fan di Springsteen, qual’è il vostro rapporto con il suo mondo a prescindere da questo lavoro?

M: Sì, sono decisamente un fan. Il libro nasce proprio dalla comune passione per il Boss che lega me e Fabrizio.  Sono un ascoltatore molto curioso e onnivoro, ma Bruce è sempre stata una costante nei miei ascolti. Lo considero uno della famiglia. Il mio fratello maggiore. Sono entrato con tutte le scarpe nel mondo Springsteeniano nel 1995, quando mio padre riportò a casa la cassetta del“Greatest Hits”. Avevo 13 anni. Da allora ho iniziato il viaggio con il Boss sia all’indietro nella sua discografia che seguendolo nell’evoluzione della carriera fino ad oggi. E’ stato bello, crescendo, scoprire ogni volta nuovi dettagli e nuovi modi di leggere la sua opera. Come dico sempre, ho la fortuna di avere racchiusi il mio scrittore, il mio regista ed il mio musicista preferiti in un unico artista. E credo siano in molti a pensarla come me da queste parti.

F: Assolutamente si, Bruce è uno dei miei più grandi miti in assoluto. A differenza di Marco, la mia non è stata una folgorazione vera e propria. Mi ci sono avvicinato quasi per caso, quando a letto con la febbre mi sono imbattuto sulla gloriosa Telemontecarlo2 nel video di “Dancing in the Dark”. Quella fu la scintilla, ma l’incendio divampò anni dopo, quando un CD masterizzato e scassato di “Greatest Hits” mi passò per le mani. Con il passare delle tracce mi resi conto che dietro al balletto tamarro del video c’era un artista profondo da approfondire per bene. Cosa che ho fatto.

Domanda conclusiva, album imprescindibile e concerto di cui serbate il miglior ricordo?

M: Il mio disco della vita è senza ombra di dubbio “Darkness on the edge of town”. Anche in questo caso si è trattato di un incontro su cassetta e walkman. La prima volta che ascoltai il disco restai folgorato. Dalla sbornia di successi del “Greatest Hits” ero passato direttamente a quell’universo cupo raccontato con suoni taglienti e la voce dolente. E’ uno album che non smetterei mai di ascoltare, del quale non mi capita mai di skippare una traccia. Arrangiamenti, testi, durata del disco… è tutto perfetto. E poi c’è “Racing in the Street” che è perfetto manuale sul come si dovrebbe raccontare una storia. Un intero capitolo del libro è dedicato esclusivamente a questa canzone.
Per quel che riguarda i concerti, quando l’11 luglio del 2013 è partita “New York City Serenade” all’ippodromo delle Capannelle, io sono morto. Ero nel PIT, a pochi metri dad abbracciare il sudatissimo Boss.al palco, e davanti ai miei occhi stava accadendo qualcosa che non avrei mai creduto possibile. Avevo già molti concerti del Boss alle spalle, ma la magia che arrivava dal palco quel giorno era la cosa di cui avevo più bisogno in quel momento.

F: “Born to run”. Non solo per la qualità del disco, ma per quello che ha rappresentato nella mia vita. Il momento più bello ad un concerto l’ho avuto anche io al Rock in Roma, quando per la prima volta dopo innumerevoli concerti e tentativi sono riuscito ad abbracciare il sudatissimo Boss.

Ringrazio Marco e Fabrizio per la disponibilità.


Bruce Springsteen – Spiriti nella Notte
di Marco d’Angelo e Fabrizio Di Nicola
ISBN 978-88-97141-64-8
Formato 165×240 mm, brossurato, 128 pp. b/n

Book

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