Il giorno delle due albe

di Pierangelo Lencioni.

Capannori (Lu), 16 Luglio 2016 appoggiato ad un cartello “attraversamento pedonale” ore 4:20

Il tormento per uno springsteeniano doc inizia molto prima, molto prima del caldo, molto prima delle code, del sole a picco sopra la testa, della partenza alle 4:30 e della seconda colazione con il numero scritto a pennarello sopra il braccio.

Inizia in un freddo giorno di Febbraio, quando annoiato sfogli i tuoi soliti social per vedere cosa fanno li altri (questo è il vero motivo per cui ti ci sei iscritto). Digiti il tasto aggiorna e vedi una notizia: “Springsteen nuovo disco e nuovo tour!!!”. Ora le sensazioni sono varie.

Incredulità perché lo speravi (è inutile non è un pensiero sempre presente ma ricorrente). Gioia perché pensi: “Si riparte!!!”. Consapevolezza perché realizzi che è Febbraio e magari devi aspettare circa cinque/sei mesi. Preoccupazione perché sai perfettamente dove sarà il problema: i biglietti.

Tutte le altre caselline vanno subito al posto giusto. Nel giro di qualche minuto arrivano gli sms della combriccola che è già in allerta. Dopo un’ora l’auto è già organizzata ed anche orario di partenza. Ormai dopo 31 anni certe cose vanno in automatico. La combriccola è composta da uomini e donne e non c’è neanche una coppia, una realtà variopinta accomunata da una passione comune.

Manca il luogo, ma quello non è importante, sarà Roma, Milano, Torino, Napoli… qualunque sarà… noi ci saremo.

Qualcuno fa la famosa domanda: “Si sa nulla dei biglietti?” ed anche se via sms non si possono sentire i silenzi impauriti in questo caso sono assordanti.

Da quel lontano 1985 sono passati 31 anni ed ad ogni tournée che ha fatto in Italia ci sei andato, quindi di che ti lamenti? Ma ogni volta sai che finché non hai il biglietto in mano… il tormento continua ed aumenta.

Parlo di un gruppo di persone che ormai già da qualche anno ha quell’età con il cinque davanti, ognuno ha la sua vita, comunque tutti inseriti, chi più chi meno, in un contesto sociale ormai “tranquillo” ma da quel freddo pomeriggio una fiammella dentro ognuno di noi comincia ad ardere.

I giorni passano, la vita continua… ogni tanto arriva un sms: “Allora? Si sa nulla?!?!”. Purtroppo “Niente di nuovo sotto il sole.” è la risposta.

Claudio Trotta fa un’esposto alla procura contro il re-ticketing e questo dimostra, se ancora ci fosse qualcosa da dimostrare, la correttezza e la cristallinità dell’uomo… si tutto giusto… ma tu non hai ancora il biglietto !!!

Passa ancora qualche giorno, poi arriva la data fatidica: “Il giorno 13 alle 10 inziano le prevendite!!!”

“Toh il giorno prima di San Valentino…..sarà un segno?”
“Quindi?”
“No… nulla… facevo per dire”
“Allora come si fa?”
“Va beh ognuno davanti al PC e poi si vedrà”
“Oh raga io vado al negozio, può darsi che ci sia qualche speranza?”
“Si magari… buonanotte!!!”

Arriva il 13… la notte prima hai dormito male, chissà perché?

A lavoro già tutti sanno che intorno alle 10, per pochi minuti, nessuno ti può disturbare.

Fino alle 9:59 tutto fila liscio, la fibra va che sembra un Frecciarossa poi dopo aver premuto per l’ennesima volta il tasto “aggiorna”… tutto si pianta. Le lettere sul PC vengono visualizzate una per volta, tutto diventa prima blu, poi giallo, poi rosa.

Ho il PC che sembra che si sia fatto una tisana di valeriana” e mentre componi questo pensiero tutto si chiarisce con una bella notizia, C’è intenso traffico causato da vari eventi, sei in coda devi attendere e mentre attendi…arriva la notizia che tanto temevi: biglietti prato esauriti e sono solo le 10:03.

Ma come può essere possibile? Come fai a non pensare male? In 31 anni credi di aver ormai usato ogni parolaccia conosciuta nel globo terracqueo ma guarda caso ne trovi delle nuove.

Il cellulare vibra, anche il resto della combriccola, trova nuove espressioni colorite per descrivere lo stato d’animo, sei esanime, disfatto, scoraggiato e depresso. Ormai i messaggi prendono toni da riformatorio.

In tutto questo vento di abbandono nessuno nota che manca qualcuno all’appello. La Quarta non ha ancora mandato nessun messaggio. Tanto non ci fai caso, perché il tormento ti ha preso ben bene.

Sono già le 10:25 quando arriva questo messaggio: “Raga…” il sangue ti si gela nelle vene. Hai paura a digitare qualsiasi tasto. Poi noti la frase in cima al gruppo: la Quarta sta scrivendo e arriva un altro messaggio: “HO I BIGLIETTI!!! UUAOAOOOOAUUAAAAAAAAAAAA!!!”

Quindi l’unica che si è scarpinata decine di km per andare al punto Ticket One è riuscita nell’intento. La donnina dell’agenzia viaggi le ha stampato quattro biglietti prato per Roma al Circo Massimo !!!

Ormai ti sei ripreso, mancano 5 mesi ma non fa nulla, preso dalla vita, ogni tanto te lo scorderai, ma la fiammella che vibra dentro di te ogni tanto te lo ricorderà. La vita va avanti. Passano i mesi.

Arriva il giorno prima, fino ad ora hai fatto del tuo meglio per non pensarci, ma adesso non puoi più farlo, adesso è fatta, fra un po’ non potrai più dire: “tanto manca ancora un po”. Circa 25 ore prima inizia “la Bolla”. La Bolla è quello stato d’animo per cui il giorno prima quando vivi il tuo quotidiano la fiammella ti fa pensare: “Lo sai dove si va domani??”

Il giorno prima vuoi che sia un giorno tranquillo: “Devo risparmiare le forze” ma come sempre qualcosa trama contro di te e quindi è un giorno al cardiopalma.

Qualcuno della combriccola è già la: “Sono il numero 752!!!”… forse c’è ancora speranza.

La notte prima vuoi dormire un po’ di più: “Ma non ti ricordi dove dovevamo andare?” “Ah già” Risultato? Dormi al massimo 5 ore.

Ti svegli, la casa è avvolta nel massimo silenzio. Ti muovi nel buio. Hai già disposto i vestiti in modo da trovarli nell’oscurità. Nei giorni normali dalla sveglia ad alzare un dito passano 30 minuti, adesso dopo 45 secondi sei vestito. Afferri lo zaino già pronto. Dopo Milano 2003 e soprattutto Firenze 2013 sai che ci vuole un cambio completo: mutande, calzini, etc. etc. Non è intelligenza è esperienza.

La famiglia dorme, sei davanti alla porta di casa, non hai fatto nessun rumore, mandi un bacio nell’oscurità, esci nella frescura della notte. Sono le 4:20. Fuori non c’è nessuno, solo un gatto attraversa la strada si ferma e ti guarda incuriosito: “Che ci fa un babbano in calzoncini corti e una maglietta che finisce con “een” a quest’ora della notte?” pensa mentre se ne va con calma.

Tu raggiungi la tua posizione accanto al tuo cartello, le tradizioni sono tradizioni.

Ma quando cazzo arriva quell’altro??!!! Avevamo detto le 4:30!!!” sei già inviperito. Guardi l’orologio. Sono le 4:27 “Ha ancora tempo!!!

Due fari appaiono in fondo alla strada. Sei rincuorato. Partiamo, partiamo, partiamo!!! L’auto non rallenta, l’auto accelera e quando ti passa davanti noti che la ragazza seduta al posto del passeggero ti guarda con due occhi spalancati. Quello è un altro viaggio, te ne rendi conto, ma questa è un’altra storia.

Ancora due fari dietro la prima auto, questa volta rallenta: è la combriccola!

“Scusi per Roma vado giusto?”
“Non è tempo per fare ironia guida e zitto!!!”
“Colazione?”
“Tutti le volte la stessa storia: COLAZIONE SI FA A ROMA!!!”
“Ma mancano altre quattro ore!!!”
“Vedi di mettercene meno !!!”
“Io comunque devo fare una pausa toilette”
“GUIDA E ZITTO!!!”
“Ma c’era già qualcuno là ?”
“Ieri sera alle 20:00 erano al numero 752…”
“Allora tanti saluti PIT”
“Ma perché sei tanto disfattista?!?!”
“Sono realista”
“GUIDA E ZITTO!!!”

Il viaggio è sempre il solito viaggio, la Bolla è in pieno svolgimento, sei nel tuo, per qualche strano motivo ami quella combriccola, ami il viaggio in auto, ami i discorsi sulla scaletta, sul passato, sul presente ed il futuro e mano a mano che Roma si avvicina comincia anche l’ansia da PIT.

Alla fine la sosta toilette è doverosa: “Ricordatevi abbiamo cinque minuti fateveli bastare!!!”

E’ strano come in cinque minuti tu possa, andare in bagno, bere un cappuccino, mangiare un cornetto e fumare una sigaretta. In tutti li altri giorni dell’anno non ci riuscirai mai. Oggi sì.

Il cielo si fa più chiaro, l’alba fa capolino: “L’alba sull’autostrada è troppo bella!!!”

Roma è vicinissima, il navigatore dice 15 minuti all’arrivo. Adesso non parla più nessuno. C’è ansia di vedere chi c’è già. Il parcheggio appare tutto d’un tratto. Di qui in avanti è tutto in automatico. Nessuno parla.

Parcheggi. Spegni l’auto. Prendi gli zaini. Chiudi l’auto. Ti incammini verso la metro. Sali sulla carrozza. Solo due fermate. Prima fermata. Seconda fermata. Scendi. Segui la massa. “Già troppa gente per i miei gusti” pensi. Scale. Uscita. Ti ritrovi in una Roma elettrica, torrida e sfrenata. Sul piazzale antistante il Circo Massimo c’è il mondo. Ansia. Depressione. Scoramento: “Dovevamo partire prima!!!”

“Quale entrata avevi detto?”
“La numero due!!!”
“Perché non la numero uno?”
“E’ quella per il PIT i numeri sono finiti ieri sera”
“Perché non andiamo nel PIT?”
“Per favore stai zitto!!! La numero due va bene!!!”
“Cerca il tipo con il pennarello”
“Ecco lo vedo”
“Numero 2119… in termine tecnico ciaoneee!!!”
“Dai non è troppo male…”
“No macché!!!”

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

Ti metti in coda. Sai che quella coda durerà altre cinque o sei ore ma non te ne importa. Ormai ci sei. Hai fatto tutto questo. Piano piano anche la delusione del numero alto comincia a passare.

“Ma scusa nel pit non ci vanno cinquemila persone? Quindi se anche all’entrata numero uno ci sono milleottocento persone ce la facciamo…”
“E se sono di più ?”
“Va beh”

Dopo circa trenta minuti si rinnova la magia, prendi confidenza con chi è accanto a te e nel raggio di cinque metri conosci quasi tutti: Bari, Palermo, Bolzano, Ascoli, Genova, Torino… è una comunità allargata e gli argomenti sono sempre i soliti.

“Qual è stato il tuo primo concerto di Bruce ?”
“Torino 88, Milano 92, Verona 93, Genova 99”

Lo ammetto sono, a volte, un tipo piuttosto teatrale… quindi aspetto un po’… spero che nessuno lo dica… poi calo l’asso di cuori, quasi sempre con nonchalance: “Milano 85”.

Tutti si chetano, si voltano verso di me con stupore…

“Eri a Milano nell’85?”… e qui partono tutti i racconti. Non c’è verso quel concerto fa curriculum!

Il tutto è interrotto da un fragore musicale, parte il soundcheck con un Atlantic City fatta svariate volte, la folla smania, qualcuno canta, qualcun altro si zittisce pensando a cosa verrà dopo.

Il tempo passa tra un po’ d’acqua, un panino, una birra e qualche discorso. Un po stai seduto, un po’ stai in piedi….poi qualcosa si muove…

“Ma chi sarà il primo che si alza !??! Ma che vogliamo passare in piedi altre ore…??!”
“Aspetta ci muoviamo!!! Si muovono anche quelli dell’entrata numero uno !!!”

Procediamo lenti, ma procediamo, l’attesa è spasmodica, la fila va lenta, vorresti già essere dentro.

“Quanti hai detto che ce ne stanno nel PIT?”
“Cinquemila!!!”
“Quelli dell’entrata numero uno non mi sembrano così tanti….”
“Falla finita !!!”

Il tempo passa inesorabile, intravedi il controllo zaini, fai il conto di quanta gente è già entrata e ti deprimi.

Sei al controllo, apri lo zaino, non hai bottigliette, non ti frega più nulla ne di mangiare, bere, dormire, daresti lo zaino al tipo… vuoi solo entrare. Porgi il biglietto. Altre due transenne e sei dentro. Adesso la frase retorica: “Con calma, non correte!!!”. “E chi corre?!?!”. Non sai più chi è con te, fai la corsa della vita. Entri nel Circo Massimo, vedi il palco in lontananza, il pit è sempre aperto!!! Ancora pochi metri, non passano mai, ormai il fisico ti sta per abbandonare, senti che sei alle ultime gocce, ma il pit è sempre aperto. Ancora pochi metri. Sei in piedi ormai da più di 12 ore e non è che ti sei rilassato ma non c’è tempo per queste riflessioni, 3 metri, 2 metri, 1 metro… passi accanto al tipo che regge la transenna del pit, sembra che ti sorrida, forse ha notato la tua corsa scomposta e imbarazzante… ma sei dentro!!!

L'immagine può contenere: 3 persone, folla, cielo e spazio all'aperto

Cerchi di avanzare il più possibile, ti guardi intorno, ci sono anche gli altri e dopo che il posto ti va bene crolli per terra, senti dolore in ogni punto del corpo…

“Non abbiamo più l’età per fare una roba simile!!!”

Non rispondi, anche volendo adesso non puoi rispondere, non hai più fiato, nella testa mille pensieri ed uno più forte degli altri: “Anche questa volta abbiamo conquistato il PIT!!!”

Dopo un po’ ti riprendi, il tuo gruppo è sempre intero, i compagni che avevi nella coda di prima sono spariti e ne trovi altri, stessa differenza geografica, stessi discorsi, stesso mood.

L’acqua vaporizzata ti rimette al mondo, piano piano il sole si abbassa, i Counting Crows scaldano l’ambiente, la stanchezza se n’è andata, vuoi solo divertirti.

Passa ancora un po’ di tempo, il sole è sempre più basso, fa capolino sul paco il tipo biondo (“Ma come ci chiamava ?”) che accorda la Fender, c’è un boato quando Lei arriva in scena. Poi d’un tratto tutto si fa più veloce, arriva la scaletta che viene posta in fondo al microfono insieme alle parti in italiano poi quando li uomini e le donne “gatto” salgono sulle scalette di corda per arrivare alle luci in cima al palco, sai che il tormento sta per finire.

“Oddio ma sono delle sedie nel mezzo ed anche dei leggii!!!” ci guardiamo all’unisono, sappiamo già che la prima sarà “NY City Serenade!!!”

Non c’è più tempo per nulla, partono le note di Morricone ed il resto…

Ora credo che non ci sia cosa più difficile che descrivere un concerto, uno di Bruce poi è ancora più difficoltoso, ognuno ha la sua canzone preferita, ognuno ha le sue cose, però credo che questo concerto al Circo Massimo resterà. Forse usare il termine “nella storia” è troppo pomposo, io direi nei nostri cuori, perché quello che è passato dal palco al prato e viceversa è stato qualcosa di diverso, di più profondo rispetto alle altre volte. Detroit Medley, The River, Jungleland… mi hanno dato un colpo al cuore… mi sono trovato a pensare svariate volte durante il concerto: “Bentornato 1985! ma come cazzo è possibile una cosa del genere?!?!”

Il concerto va avanti, il pubblico sembra un solo essere che sfida Bruce ad andare più a fondo e Lui accetta la sfida. In alcuni momenti la festa ed il delirio sono al punto più alto, la canzone dopo ti fermi a pensare. Modalità montagne russe.

Ormai non sai più dove sei, che ore sono, quanto tempo è passato e tanti altri orpelli che nella vita di tutti i giorni ti fanno comodo… poi in men che non si dica le luci si accendono e parte Born to Run.

Un plauso poi va al regista video della serata (non so chi sia) perché da un po’ di tempo a questa parte da questo momento in poi mi piace guardare lo schermo gigante che inquadra le facce delle persone dopo tre ore abbondanti di concerto che ancora ballano e cantano, i loro occhi sono un’antidepressivo naturale che ti porterai dietro nei giorni a venire. Non so che cosa ci sia nel loro sguardo, ma c’è qualcosa che fa stare bene.

Ma il concerto va avanti, non è mica finito. Ormai sai che il delirio organizzato è totale. Ancora tre canzoni e Shout che non finisce più (ma quante volte ha detto “ROMA !!!” qualcuno le ha contate ?”)

Finita Shout, che ripeto, non finiva più, la E-Street Band lascia il palco, rimane Bruce solo e parte l’arpeggio di Thunder Road. Trenta secondi prima c’era il delirio totale, adesso un silenzio teatrale e questo serve a farti prendere coscienza dell’accaduto, le note passano attraverso il tuo corpo e sai già che quel momento lo ricorderai per sempre. Sono passate 3 ore e 50 minuti.

E’ tutto finito. Immediatamente senti la calca che si allenta, ti volti verso la combriccola e ci abbracciamo felici e contenti, nessuno parla, non ce n’è bisogno… ci sarà tempo per parlare. Ti incammini verso l’auto ancora con le note di Shout nella testa, anche durante il deflusso ti ritrovi a guardare le facce della gente… e stai ancora meglio.

Il viaggio di ritorno è un tutto un programma, la coda per uscire da Roma, l’imbocco dell’autostrada, il primo Autogrill, la prima bevanda ghiacciata che bevi dopo svariate ore, le ore di guida, lo stereo che va, il secondo Autogrill, il terzo Autogrill (certe fermate sono doverose) i discorsi nell’abitacolo svariano dalla fisica quantistica fino ad arrivare a Peppa Pig e tu continui a guidare, non importa che ormai sei sveglio da circa 24 ore in pratica non te ne accorgi.

Poi d’un tratto il cielo si schiarisce, è l’alba.

L’alba sull’autostrada è troppo bella e io ne hai viste DUE!

E’ ormai giorno fatto quando vedi nuovamente il cartello a cui eri appoggiato 27 ore prima. L’auto si ferma, scendi dall’auto, saluti la combriccola sapendo che sicuramente ci sarà una nuova avventura come quella. Imbocchi i pochi metri che ti separano da casa ed il solito gatto si para davanti a se e ti guarda ancora più stupito della scorsa volta come a dire: “Non ci capisco niente”.

Entri in casa, c’è ancora silenzio, non vuoi disturbare quindi ti avvii verso il divano, forse un po’ stanco sei, ti siedi sul divano e provi a pensare a cosa è successo, ma non ce la fai, ti addormenti con la consapevolezza che il giorno dopo sarai come ti descrisse un tuo amico che, non sapendo che la sera prima eri stato al concerto di Bruce, ti incontrò il giorno dopo e ti disse: “Sembri il gatto che ha mangiato il canarino e non si è accorto che ha una penna che gli esce dalla bocca!!!”.

Ormai dormi profondamente. Sono le 7:30 del giorno dopo.

The River Tour 2016

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